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INTOLLERANZA  AL  LATTOSIO
VERA, FALSA  O IMMAGINARIA



L’intolleranza al lattosio è meno presente di quanto si creda. Una elevata frequenza di questo disturbo nella popolazione deriva  dall'uso di test d'indagine scientificamente non sempre validi, il più delle volte eseguiti in centri non qualificati.
Ne deriva una inutile esclusione di latte e derivati dalla dieta di molti, soprattutto soggetti giovani. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l'intolleranza seria interessa solo una piccola parte degli italiani, ma ci sono milioni di persone che si ritengono intolleranti e che rifiutano per principio latte e latticini.
Da uno studio dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano (ONGP) su un campione di 6.000 persone, eseguito in tutta Italia, emerge che il consumo di latte e derivati è calato in due anni del 5% , nonostante le industrie alimentari abbiano aumentato l’offerta di alimenti privi di lattosio. Il 31% degli intervistati non consuma nessun tipo di latte, il 77% rifiuta il latte intero, il 41% non utilizza latte parzialmente scremato, il 30%  non consuma yogurt e  il 48% assume meno di 100 g di formaggio fresco o 50 g di stagionato alla settimana, come invece consiglierebbe la dieta mediterranea. Recenti studi scientifici dimostrano che l’abolizione totale di latte e derivati non ha senso in una dieta equilibrata.
L’intolleranza primaria (la più comune) è causata da una insufficiente presenza dell’enzima lattasi, mentre una quantità controllata di latte e latticini stimolerebbe la produzione di questo enzima, portando il soggetto intollerante a digerire il lattosio nelle porzioni consigliate dalle linee guida.
“È in atto da qualche anno una vera e propria campagna contro  il latte e i latticini, non giustificata da evidenze scientifiche - fa presente  Michela Barichella, docente all’Università degli Studi di Milano e membro del Comitato scientifico dell’ONGP - con il consiglio per chi è intollerante al lattosio, anche in forma lieve o moderata, di usare bevande vegetali in sostituzione del latte e dei latticini, eliminando in tal modo dalla dieta nutrienti come calcio, zinco, fosforo, selenio, vitamine A e B12, proteine ad alto valore biologico con i nove aminoacidi essenziali”.
L’intolleranza al lattosio va verificata e non solo “immaginata” . Per questo motivo e per avere una diagnosi certa, conviene sottoporsi all’Hydrogen Breath Test, da effettuarsi solo in ambito ospedaliero. Si procede alla somministrazione di una dose standard di lattosio per poi misurare la quantità di idrogeno espirato e in base a questo dato si accerta il tipo di intolleranza, che può essere grave o moderata.
Sono molte oggi le proposte di test e auto-diagnosi, anche su Internet, ad alimentare l’idea che il latte e i formaggi facciano male alla salute. Sappiamo invece, con certezza, che per i muscoli e per lo scheletro la superiorità biologica delle proteine del latte e dei formaggi, insieme al loro alto contenuto di vitamina B12 e minerali biodisponibili (come il calcio) rallentano la perdita di massa muscolare (sarcopenia) e di massa ossea, con minor rischio di osteoporosi e carie dentali.
Le proteine della caseina, aminoacidi come la lattoferrina e gli enzimi contenuti nel latte e derivati svolgono anche una funzione anti-aging, combattendo i radicali liberi e lo stress ossidativo, grazie al loro contenuto di zinco, selenio e vitamina A.
Assunti in quantità adeguate alle esigenze energetiche, i formaggi non incidono sul peso corporeo, ma agiscono addirittura come protezione della massa magra. Se inseriti in una dieta ipocalorica, aiutano a far perdere chili e a snellire il girovita.
I formaggi stagionati sono ricchi di acido butirrico, un potente antinfiammatorio ed equilibrante del microbiota intestinale.
Una dieta studiata per il controllo del colesterolo deve avere un consumo moderato di zuccheri e carni, da sostituire con un  consumo di latte e formaggi secondo le quantità e le frequenze settimanali di una equilibrata alimentazione. Infine, una giusta quantità di latte e derivati viene spesso associata dai dietologi a un diminuito rischio di ipertensione.
Giancarlo Sansoni

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