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Ricerca e produzione di nuovi farmaci alla Chiesi di Parma
UN CENTRO BIOTECH D'AVANGUARDIA
PER LA CURA  DELLE  MALATTIE  RARE

Inaugurato in questi giorni a Parma il Biotech Center of Excellence, vero e proprio polo d'avanguardia per la ricerca e la produzione di farmaci biologici. Il centro rappresenta anche la continuità del Gruppo Chiesi nella ricerca di nuove soluzioni terapeutiche per persone che devono convivere con patologie complesse e malattie rare.
In particolare il Biotech Center punta sull’innovazione biotecnologica con la produzione di anticorpi monoclonali, enzimi e proteine complesse.
L'investimento complessivo per il Gruppo Chiesi ammonta a circa 400 milioni di euro, una cifra che contribuisce ad accrescere in modo considerevole la competitività del nostro Paese nel campo delle biotecnologie, sia a livello europeo che mondiale. Una strategia coerente con le priorità evidenziate da Mario Draghi nel recente rapporto 'The future of European competitiveness'.
Anche in un settore strategico come quello della sanità, l’Europa deve recuperare il gap accumulato nei confronti di Stati Uniti e Cina. Oggi, infatti, assistiamo a una crescente delocalizzazione di sviluppo delle tecnologie d'avanguardia al di fuori dei confini europei.
La nostra strategia è pienamente allineata con il futuro della medicina, contribuendo a rafforzare l’ecosistema biotech nazionale ed europeo, solo facendo sistema con le istituzioni e gli altri stakeholder possiamo garantire l’accesso, senza ritardi, alle terapie d’avanguardia”: dichiara Alessandro Chiesi, presidente del Gruppo.
Dei 380 milioni di euro investiti, 120 erano destinati alle infrastrutture e 260 milioni verranno spesi nel lungo termine (fino al 2030) per materiali, tecnologie innovative, sviluppo di competenze e soprattutto formazione di personale altamente specializzato. Quando sarà pienamente operativo, il Centro impiegherà fino a 200 giovani specialisti. Le attività in corso ne coinvolgono già 60.
Il Biotech Center of Excellence è stato concepito anche con l'idea di attrarre investimenti internazionali e creare partnership globali, servendo i mercati di Europa, Stati Uniti, America Latina e Asia.
Nonostante l’Italia vanti università che godono di un notevole apprezzamento a livello mondiale, molte delle scoperte scientifiche realizzate nei centri accademici del nostro Paese vengono sviluppate e commercializzate all’estero, a causa di una scarsa intesa tra il mondo degli atenei e l’industria.
Il Biotech Center of Excellence di Parma si pone invece come obiettivo primario per rafforzare questa collaborazione.
Solo promuovendo partnership tra università e aziende private è possibile avere garanzie che la scoperta in Italia di sempre nuovi farmaci.
Per Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca: “Questo Centro conferma il valore della collaborazione tra soggetti pubblici e privati. L'investimento in biotecnologie avanzate, quali lo sviluppo di anticorpi monoclonali e proteine complesse, è fondamentale per migliorare la qualità della vita di tanti pazienti e per rafforzare la posizione dell'Italia come hub di eccellenza scientifica e tecnologica”.
Anche il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha voluto inviare un messaggio per commentare l’apertura del nuovo hub: “Il Biotech Center of Excellence del Gruppo Chiesi rappresenta indubbiamente un esempio concreto della vitalità e della lungimiranza dell’industria farmaceutica italiana. Il nuovo stabilimento, realizzato grazie a un investimento molto impegnativo del Gruppo Chiesi, è la dimostrazione tangibile di quanto sia importante la collaborazione tra ricerca scientifica e produzione industriale per aprire nuove prospettive terapeutiche a tanti pazienti che si trovano, insieme alle loro famiglie, a dover affrontare momenti difficili, soprattutto quando si tratta di malattie rare. Il nuovo stabilimento del Gruppo Chiesi è prova evidente come la collaborazione tra ricerca scientifica, iniziativa imprenditoriale e sviluppo produttivo sia la formula vincente e il nostro Paese, con la sua industria farmaceutica, anche quella di tradizione familiare, ha tutte le carte in regola per essere protagonista nei settori tecnologicamente più avanzati della medicina del futuro”.
Giancarlo Sansoni

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